viticoltura – Viticoltura biodinamica https://viticolturabiodinamica.it Testata giornalistica quotidiana Fri, 16 Dec 2022 13:17:02 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.2 https://viticolturabiodinamica.it/wp-content/uploads/2022/02/Logo-Viticoltura-150x150.png viticoltura – Viticoltura biodinamica https://viticolturabiodinamica.it 32 32 Insostituibile nobile rame https://viticolturabiodinamica.it/insostituibile-nobile-rame/ Mon, 18 Nov 2019 11:26:00 +0000 https://viticolturabiodinamica.it/?p=234
Tra i parametri che prendiamo in considerazione per verificare i risultati del fare agricoltura biodinamica vi è da sempre il CONTENUTO DI RAME METALLO NEL SUOLO. Nelle nostre ricerche consideriamo il rame metallo totale non solo quello disponibile.
Dai dati analitici ventennali in nostro possesso è emerso che non si può considerare l’utilizzo di questo nobile metallo come un elemento di criticità dell’agricoltura biodinamica e biologica.
In rosso i "metalli nobili" (per la loro resistenza all’attacco dell’ossigeno)
Consideriamo, per esempio, che le analisi annuali dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che rileva gli inquinanti presenti nelle acque superficiali e profonde del nostro paese, ha smesso da anni di ricercare il parametro “rame” perché NON E’ MAI STATO TROVATO COME INQUINANTE DELLE ACQUE SUPERFICIALI E PROFONDE, e questo pur essendo aumentate esponenzialmente le vendite dei prodotti a base di rame.
Il rame si muove poco, tutti sanno che non si può trovare nelle falde eppure si grida che inquinerebbe fiumi e mari, uccidendo più pesci della pesca a strascico o dei residui di pesticidi chimici che abbondano nei fondali fluviali e marini.
L’errore nasce da lontano. Ricordiamo come negli anni ‘80 riviste agricole divulgative, che riportavano settimanalmente i consigli degli esperti di viticoltura sui trattamenti da attuare, dovendo screditare la appena nascente biologico-mania affermavano perentori che occorrevano almeno 26 kg ad ettaro di rame metallo per campagna viticola per poter avere qualche risultato.
In quegli anni, noi pionieri del biologico, effettuavamo al massimo 1-2 trattamenti con 500 grammi di rame metallo, se necessario, e il resto dei circa 9 trattamenti con dosi tra 200 -300 g di rame metallo (prima del 2002 la dinamica della peronospora era molto diversa da come la conosciamo oggi) ed era impossibile comprendere, per noi addetti ai lavori, come si potesse raggiungere quel folle quantitativo.
Poi si cominciò a discutere di abbassarne i livelli, e, assurdo a dirsi, proprio i “politicanti del biologico”, evidentemente mai stati agricoltori o consulenti, si unirono al coro di quelli che sostenevano che il rame era dannoso, senza alcun dato oggettivo analitico in mano e, addirittura, in concomitanza con la riduzione della dose di utilizzo ammessa annualmente da 8 a 6 kg/ettaro, relazionarono al Ministero partendo da questa discutibilissima premessa: “I residui di rame nel terreno sono senza dubbio una causa di detrimento all’attività microbica del terreno stesso tale da metterne a rischio la necessaria vitalità che ne garantisce la fertilità” (il sottoscritto fu l’unico a dissociarsi nel gruppo di lavoro nazionale sulla viticoltura biologica nel 2008, chiedendo di produrre dati analitici, non pregiudizi).
Già allora avevamo una mole consistente di dati che confutavano la nocività e il fenomeno dell’accumulo del rame nel terreno, eppure la sostituzione del “nobile” rame, magari con il sistemico fosfito di potassio, veniva auspicata da molti in quella commissione.
Già allora avevamo una mole consistente di dati che confutavano la nocività e il fenomeno dell’accumulo del rame nel terreno, eppure la sostituzione del “nobile” rame, magari con il sistemico fosfito di potassio, veniva auspicata da molti in quella commissione.
Abbiamo negli anni condotto ricerche con la collaborazione di istituti riconosciuti per la loro esperienza e scientificità, come ad esempio lo IASMA di San Michele all’Adige (ricerche condotte dal 2007) o l’UNISI – Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente (2014), o con laboratori privati tra i quali l’autorevole ISVEA di Poggibonsi (ultime analisi nel 2019).
Ebbene, i nostri dati testimoniano una realtà analitica incontrovertibile: NON VI E’ ALCUN ACCUMULO DI RAME NEI TERRENI BIODINAMICI, ANCHE DOPO DECENNI DI UTILIZZO RAZIONALE.
Razionale è il minimo utilizzo necessario, anno per anno, per una viticoltura biodinamica sostenibile per l’ambiente e per l’economia del produttore, non lo è invece, per esempio, l’applicazione puramente numerologica di un cabalistico 3 Kg di rame metallo / ha / anno.
Tutti i dati delle nostre ricerche e le più avanzate tecniche di difesa fitosanitaria biodinamica saranno tra gli argomenti approfonditi nel corso di alta formazione del 5 – 6 febbraio 2020 a Montalcino.
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Delle disattenzioni e delle imitazioni https://viticolturabiodinamica.it/delle-disattenzioni-e-delle-imitazioni/ Tue, 13 Apr 2010 14:50:00 +0000 https://viticolturabiodinamica.it/?p=732
A riconoscimento dell’efficacia di un metodo agronomico ed enologico codificato ed affinato negli anni (il Metodo Biodinamico Moderno) e dei risultati di eccellenza che la sua applicazione in vigna e in cantina permette di ottenere, abbiamo creato e registrato per il territorio nazionale e in ambito internazionale il marchio di qualità i vini biodinamici ®, con relativo logo.

Non si tratta di un marchio commerciale ed è concesso a titolo gratuito ai produttori che lavorano secondo il metodo biodinamico moderno, i quali, facendone richiesta e a seguito di verifiche, possono apporre il collarino de i vini biodinamici® solo ed esclusivamente alle bottiglie dei loro vini che, per disciplinare di produzione e caratteristiche organolettiche ed analitiche, di anno in anno rispondano ai requisiti previsti.

La commercializzazione dei vini contraddistinti dal collarino i vini biodinamici® è di diretta e assoluta competenza dei singoli produttori, liberi di presentarsi individualmente sul mercato o di consorziarsi nelle forme che più ritengano opportune, fatto salvo il corretto uso del nome e del marchio.
Da quanto espresso, risulta chiaro che altri vini biodinamici, ma non prodotti secondo il metodo biodinamico moderno e che non godano del riconoscimento dei requisiti stabiliti dal suddetto marchio, non possono legalmente essere presentati in occasione di degustazioni, manifestazioni, fiere, pubblicazioni, comunicati stampa o simili (come è invece accaduto in occasione di quest’ultimo Vinitaly), avvalendosi di questo nome.
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Il perché di questo sito. https://viticolturabiodinamica.it/il-perche-di-questo-sito/ Fri, 13 Nov 2009 16:08:00 +0000 https://viticolturabiodinamica.it/?p=767

Viene da chiedersi: perché un altro sito che parla di agricoltura biodinamica e, addirittura, di viticoltura e di vino biodinamico?

Oggi, il mondo si è apparentemente infatuato della biodinamica e ancor più del vino biodinamico, fino a farne un fenomeno modaiolo.
Oggi, si usa comunemente la parola biodinamica, ma ben diverso è averne capito il significato, aver compreso in cosa si traducano le asserzioni di principio che, apparentemente assimilabili ad assunti filosofici, si trasformano in atti pratici.
Oggi, vi sono quelli che temono l’agricoltura biodinamica, perché essa mette in risalto l’inutile dipendenza dell’agricoltore dalla chimica di sintesi (in vigna come in cantina); ma vi sono anche quelli che salgono sul carro senza neanche sapere di cosa realmente si tratti.
Apparentemente, è il momento della biodinamica; proprio per questo, quelli di noi che da molti lustri la frequentano e la realizzano sono sollecitati a difenderne l’integrità e l’espressione, sia davanti ai detrattori ottusi che ai furbetti impenitenti.
Per questo siamo anche su questo sito, per non tacere colpevolmente.
Per molti di noi non è più possibile continuare a lavorare tacendo: non è possibile per me, agronomo, che da un quarto di secolo ha fatto della biodinamica la sua professione; non è possibile per molti agricoltori che hanno praticato l’agricoltura biodinamica, spesso la viticoltura biodinamica, scontrandosi con la saccenza dei cultori delle verità scientifiche meccaniciste, ma anche con i cattivi interpreti della cultura antroposofica, che hanno considerato esecrabile l’applicazione dell’essere umano alla produzione del vino.
Siamo stati considerati, allo stesso tempo, stregoni per il mondo scientifico ed eretici per il mondo antroposofico; oggi, grazie a noi e al vino, si parla della biodinamica. Avevamo ragione noi.
Non ci era più possibile tacere perché, alle volte, ci troviamo a sentire dire di aziende che in campo usano il diserbo chimico, concimano e trattano con la chimica di sintesi, poi in cantina guardano magari il calendario con le fasi della luna per travasare il vino, usano contenitori originali, e con molta sapienza comunicativa si dichiarano biodinamici.
Non potevamo più tacere perché alle volte sentiamo dire di aziende che “fanno” la biodinamica suffragate da tecnici scaltri e magari lavorano il terreno, seminano sovesci, danno i preparati, mentre, al medesimo tempo, difendono le viti con la chimica di sintesi, candidamente affermando che comunque di chimica ne usano poca e che a poco a poco la diminuiranno.
Non potevamo tacere perché spesso sentiamo affermare che l’agricoltura biodinamica è soprattutto razionale agronomia, omettendo di aggiungere, perché non lo si sa, che per la biodinamica esiste un’altra agronomia, un’altra botanica, un’altra fisiologia. Un’altra scienza con un suo linguaggio.
Non potevamo tacere perché in un mercato apparentemente “assetato” di vino biodinamico, compaiono esperti e tecnici che credono di potersi avvalere dell’applicazione mnemonica di un protocollo e che, magari, tra una consulenza in agricoltura chimica e un’altra in un’azienda biologica, trovano il tempo per la consulenza biodinamica.
Non potevamo tacere e non chiederci: come si può conoscere e applicare la biodinamica e continuare ad esercitare e consigliare in agricoltura chimica?
Non potevamo tacere perché fare l’agricoltore non è un’attività sacerdotale, non si è chiamati a svolgere mansioni divine, diventando saggi.
Non incenseremo il contadino soltanto perché è biodinamico, avendo ben presente che oggi non vi è neanche più il passaggio delle conoscenze tra le generazioni, mentre soltanto attraverso la conoscenza della biodinamica e delle leggi che governano gli elementi naturali, è possibile riappropriarsi della percezione del vivente e farne uso per coltivare.
Ma le conoscenze non si acquisiscono con maestri ignoranti. Serve poca preparazione filosofica speculativa e molta conoscenza sia della scienza agricola meccanicista, per apprezzarla così come per confutarla, sia dell’agronomia e dell’applicazione pratica dei presupposti agricoli olistici della biodinamica, per poterla insegnare.
Serve un ponte con la ricerca scientifica istituzionale rappresentata da quei ricercatori che, oltre a pensare a come reperire fondi dall’uso della parola “biodinamica”, tengano fede alla natura della loro vocazione: essere curiosi, mantenere sempre vivo il dubbio sulle loro conoscenze.
Non si è uomini di scienza per titolo, lo si diventa e si continua ad esserlo ogni volta che si conferma, ma anche che si confuta una verità, magari certezza fino al giorno prima. Un dubbio utile potrebbe essere quello di verificare la validità del metodo scientifico fin qui utilizzato per rappresentare i fenomeni biologici, naturalistici e quindi agricoli.
Non potevamo tacere perché la biodinamica è un patrimonio incommensurabile dell’umanità, che non può essere licenziato quale fenomeno esoterico.
La base dell’esistenza della scienza attuale, meccanicista, si fonda sulla cultura esoterica che fu della scuola di Pitagora, e non ci risulta che si possa confutare l’utilità che le sue affermazioni scientifiche hanno avuto per l’umanità (da Galileo in poi, il metodo numerico serve a validare i risultati scientifici).
Sicuramente si possono fare delle scelte più convenienti che aprire un sito sulla biodinamica, ma abbiamo deciso di occuparcene perché siamo convinti che fare per bene l’agricoltura biodinamica è un’opportunità per l’umanità e farla conoscere bene e in onestà vuol significare separare il grano dal loglio, vuol dire trasmettere soltanto ciò che ha una validità applicativa, magari verificata da molti decenni, confutando quello che, pur ipotizzato da Rudolf Steiner, non si è dimostrato applicabile.
Da addetti ai lavori, vogliamo confrontarci con chi ha la vera natura del ricercatore curioso, senza preconcetti e dogmi che inficerebbero la sua essenza di ricercatore, e vogliamo porci come barriera agli impostori biodinamici del nuovo far west, che propagandano elisir senza effetti dimostrabili e applicabili in agricoltura.
Noi vogliamo portare a conoscenza i nostri studi, anche analitici, ed i risultati pratici che da tanti anni otteniamo e che ci consentono di praticare l’agricoltura biodinamica.
Questo sito nasce come vetrina del nostro operare: racconteremo come si fa la biodinamica moderna nelle sue linee fondamentali, affrancando chi vorrà seguirci dalle insidie dell’imponderabile; forniremo indicazioni pratiche solo su quello che abbiamo sperimentato ed applicato direttamente e ripetutamente negli anni della nostra attività professionale; denunceremo ogni falsa affermazione su effetti “miracolosi” della biodinamica non dimostrati inconfutabilmente, ma saremo anche pronti a difendere l’agricoltura del futuro dai detrattori prezzolati travestiti da scienziati.
Saremo vigili cultori della storia e del futuro della biodinamica, perché ne abbiamo abbracciato la grandezza e ne abbiamo fatto la nostra attività lavorativa, in tempi non sospetti e al di là di ogni possibile previsione di marketing strategico.
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Vini Sangiovese: abstract dal III Simposio Internazionale https://viticolturabiodinamica.it/vini-sangiovese-abstract-dal-iii-simposio-internazionale/ Fri, 05 Dec 2008 12:42:39 +0000 https://viticolturabiodinamica.it/?p=336

Caratteristiche e peculiarità di vini sangiovese di tre zone della Toscana, ottenuti da uve coltivate e vinificate secondo le tecniche della biodinamica moderna.

Abstract di una ricerca presentata al III Simposio Internazionale sul Sangiovese

Firenze, Palazzo dei Congressi, 3-5 dicembre 2008

Si è voluto valutare l’applicabilità delle ipotesi di gestione di vigne coltivate a sangiovese in tre ambienti della Toscana e la trasformazione di questo in vino secondo i dettami dell’agricoltura biodinamica moderna. La biodinamica moderna esprime la più integrale applicazione dei postulati di Rudolf Steiner indicati nelle conferenze tenute agli agricoltori a Koberwitz dal 7 al 16 giugno 1924, agisce verificando e separando le risultanze oggettive con risultati acclarati dalle teorizzazioni che non hanno avuto riscontro oggettivo.

Fondamentale è inoltre l’applicabilità di ogni principio alla pratica agricola ordinaria di un’impresa moderna.
Per la produzione dell’uva si è fatto ricorso ai pochi mezzi tecnici esterni quali sementi per sovesci, rame e zolfo per la difesa, litotamnio e bentonite quali coadiuvanti. Per la vinificazione si è utilizzata uva proveniente da vigneti sottoposti ad almeno tre anni di conduzione biodinamica operando in aziende nelle quali si è potuto vinificare in cantine che ospitavano esclusivamente questa tipologia di vinificazione.
Le vinificazioni sono state condotte esclusivamente con le componenti endogene dei vini ed in assenza di input biologici chimici e di ogni procedimento fisico. Eccezione unica l impiego di metabisolfito di potassio fino ad un valore di anidride solforosa totale in bottiglia dai 28 ai 50 ppm.
I risultati ottenuti in vigna hanno consentito di portare in cantina uve sane e con produzioni medie di 60 – 70 q/ha; analiticamente molto interessanti, sempre con ottimi rapporti antociani/polifenoli totali e acidità totali/zuccheri, tali da poter vinificare senza alcuna correzione. Interessante si è dimostrata la relazione non convenzionale tra contenuto in APA dei mosti e decorso delle fermentazioni.
I vini ottenuti, con decorsi regolari delle fermentazione spontanee, sono apparsi senza alcun difetto tecnico d esecuzione. Sono stati quindi sottoposti a numerosi test di degustazione spesso senza dichiarare le metodologie produttive.
I mosti prima e quindi i vini sono stati seguiti analiticamente nel loro decorso fino all imbottigliamento, e per alcuni di essi sono state eseguite analisi a 2 anni dall imbottigliamento. Ricorrente è l equilibrio nei parametri analitici e la stabilità nel tempo. Peculiare spesso il rapporto tra anidride solforosa libera e totale.
I vini di sangiovese si sono dimostrati generalmente pronti precocemente, morbidi e senza note astringenti e amare; di ottimo corpo, estratti notevoli ed elevate componenti polifenoliche. I riscontri ottenuti , lasciano intravedere una reale applicabilità in vigna ed in cantina della metodologia proposta che pur se necessaria di ulteriori e più approfondite indagini, va segnalata per il riscontro positivo ottenuto dal comune consumatore.
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